venerdì 10 maggio 2013

Indicatore di felicità

Indicatore di felicità.

Qualche anno fa si cominciò a parlare dell’indicatore di felicità cioè di un metodo per poter misurare la “felicità” dei cittadini basato non su opinioni o sensazioni soggettive ma su dati il più possibile oggettivi. Ovviamente le reazioni furono di scherno, la dittatura del PIl non si doveva mettere in discussione. Poi la grave crisi economica degli ultimi anni ha imposto un ripensamento e si è cominciato a prendere in considerazione l’indicatore di felicità anche in ambienti economici più rigidi. Con la “Dichiarazione di Istambul” del 2007 è stata sancita la necessità di misurare il progresso della società andando oltre le misure convenzionali. Alcuni paesi, come la Francia, con l’istituzione di una apposita Commissione hanno intrapreso il cammino verso uno “spostamento dell’enfasi dalla misurazione della produzione economica alla misurazione del benessere delle persone".

In Italia è del 2013 il BES un rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile dell ‘ISTAT, che si pone l’obiettivo di analizzare, per il nostro Paese “livelli, tendenze temporali e distribuzioni delle diverse componenti del Benessere Equo e Sostenibile, così da identificare punti di forza e di debolezza, nonché particolari squilibri territoriali o gruppi sociali avvantaggiati/svantaggiati, anche in una prospettiva intergenerazionale (sostenibilità) “.
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