giovedì 24 ottobre 2013

Le mozioni dei quattro candidati alla segreteria nazionale del PD e la Questione di genere


Ho lavorato utilizzando la funzione “Trova”  su word. Le parole che ho cercato sono “donne”  “genere” “femminile”. Riporto le parole esatte che ho trovato sulla mozione solo il neretto è mio.
Ho voluto anche vedere quante volte ricorre la parola sinistra e centrosinistra:

CIVATI
pagine 70
CUPERLO
pagine 22
PITTELLA pagine24
RENZI
pagine 18
SINISTRA
23
12
3
2
CENTROSINISTRA
2
5
2
1


CIVATI
CUPERLO
RENZI
PITTELLA
DONNE
La questione maschile
La formula ottocentesca “questione femminile” va radicalmente rovesciata. Esiste nel nostro Paese una tenace “questione maschile” che produce iniquità, ingiustizie e violenze e che
rallenta lo sviluppo del Paese, che ne dimezza le potenzialità impedendo allo sguardo femminile di applicarsi alla globalità dei problemi e di prendere parte alla formazione delle decisioni pubbliche. Alle cittadine di questo Paese è onsentito unicamente esercitarsi politicamente e
in modo autodifensivo su tematiche ritenute “femminili” – dalla fecondazione assistita, all’aborto, alla violenza e al femminicidio –, questioni che invece hanno direttamente a che vedere con la sessualità e i modelli maschili.
La legge 40 sulla fecondazione assistita è certamente ingiusta e va cambiata, consentendo indagini pre-impianto sugli embrioni di coppie portatrici di malattie genetiche in conformità a quanto sancito dalla Carta Europea dei diritti dell’uomo. Ma l’ingiustizia va in gran parte ricondotta a una concezione maschile della donna come mero contenitore di embrioni, nonché merce di scambio ideologico. Vanno inoltre adottate tutte le misure necessarie alla prevenzione dell’infertilità maschile e femminile, in gran parte riconducibili alla ricerca tardiva dei figli a causa di un’organizzazione maschile del lavoro che punisce le madri con dimissioni in bianco, licenziamenti, interruzioni di carriera. Una diversa organizzazione, che tenga conto del pensiero delle donne sul lavoro, e un’autentica considerazione del valore sociale della genitorialità è il miglior presidio contro l’aumento dei casi di infertilità. La non applicazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza e lo smantellamento dei consultori  corrispondono a logiche di carriera ospedaliera, con aumento vertiginoso
dell’obiezione di coscienza e alla salvaguardia degli interessi della sanità privata. Per il Pd è tempo di far sentire la propria voce su questi temi per migliorare la diffusione di informazioni sulle misure di contraccezione, anche attraverso corsi di educazione e informazione sessuale
nelle scuole, finalizzate a una condivisione della responsabilità procreativa da parte degli uomini; di potenziare e modernizzare la proposta dei “vecchi” consultori familiari; di garantire l’applicazione su tutto il territorio nazionale della legge 194/1978, anche stabilendo una percentuale di personale non obiettore nelle unità ginecologiche degli ospedali pubblici.
Quanto alla violenza sulle donne e all’aumento dei casi di femminicidio, ciò costituisce la prova più evidente dell’esistenza di una “questione maschile” e della persistenza di una mentalità patriarcale che nella maggiore libertà delle donne non vede un’opportunità per tutti, ma solo
un’insostenibile minaccia. La violenza non può essere affrontata solo con provvedimenti di ordine pubblico e di sicurezza. Il Pd deve porsi in ascolto della decennale esperienza dei centri
e delle associazioni antiviolenza, destinando adeguate risorse a queste realtà, promuovendo interventi di sensibilizzazione nelle scuole e nelle Università, cambiando e certificando i libri di testo che continuano a tramandare modelli rigidi e fuori tempo, sulla base dei quali alunni e alunne formeranno le loro rispettive identità di genere e le loro relazioni; promuovendo una formazione delle forze dell’ordine e di tutto il personale addetto; destinando parte delle risorse all’accompagnamento e alla terapia degli stalker e dei sex offender per prevenire l’escalation delle violenze fino al femminicidio. Nonostante  numerosi studi evidenzino una correlazione positiva tra occupazione femminile e Pil, (Goldman Sachs stima che la parità porterebbe a un incremento del Pil del 22 per cento) è soprattutto alle donne che il mondo del lavoro fa pagare il prezzo della crisi, ostacolandone
l’ingresso, relegandole nei settori meno qualificati, mantenendo il gap salariale, obbligandole alle dimissioni in bianco e a rinunciare al lavoro per motivi familiari, costringendole al ruolo di “welfare vivente” per sopperire alla cronica e crescente carenza di servizi,  sottoutilizzando le più scolarizzate (il 56% dei laureati in Italia sono donne e l’Ocse calcola che nel 2020 saranno
il 70%), resistendo fortemente alla femminilizzazione dei board: ecco un’altra faccia dell’irriducibile questione maschile nel nostro Paese, direttamente correlata alle sue molte arretratezze. Controprova: il trend positivo, nonostante la crisi, delle imprese create e gestite
da donne, che rispondono in modo autonomo alla chiusura del mondo del lavoro pur trovandosi a dover superare numerosi ostacoli, come il più difficile accesso al credito nonostante le donne siano mediamente più solvibili degli uomini. Il Pd deve assumere con decisione il tema del welfare, intendendolo come un servizio alle
persone e alle famiglie e non alle donne; deve promuovere per tutti, donne e uomini, forme di dis-organizzazione del lavoro – dalla flessibilizzazione alle postazioni in remoto – che rendano
più prossimi lavoro e vita; deve rimuovere gli ostacoli al credito per le donne, legati a superstizioni maschiliste, e introdurre una struttura della tassazione che incoraggi il ricorso al
lavoro femminile; deve estendere i congedi obbligatori anche per i padri.
Più in generale, il Pd deve assumere e fare fronte alla crisi di quella soggettività maschile, attorno alla quale la società ha fin qui costruito il modello di sviluppo politico, sociale e culturale.
E deve in ogni modo favorire la partecipazione delle donne alla vita pubblica, non pretendendo di inquadrarle nella rigidità delle strutture maschili, ma intendendole come portatrici di irriducibile differenza e promotrici di quel cambio di civiltà politica di cui la nostra democrazia
affaticata ha estremo bisogno. Mai più senza le donne.
.
Lavoro: Concentrarsi sul rilancio della domanda interna, aiutando i redditi più bassi
(anche con un’azione mirata e selettiva della riduzione del cuneo fiscale sul lavoro per i giovani e le donne)
Lavoro: favorire l'occupazione partendo dalle situazioni più deboli
nel mercato del lavoro: i giovani, le donne, gli over 50 e i disoccupati di lungo
periodo. La
Welfare: Il
sostegno alle responsabilità familiari è un’urgenza nel nostro Paese, dove
ancora oggi quasi tutto il peso è caricato sulle spalle delle donne.
Dignità dell’individuo:
Perché alla fine forse tutto di lì ha inizio: il rispetto dei diritti
umani delle donne, l'inviolabilità del loro corpo come antidoto alla legge dei più forti. Anche il nostro presente è segnato da quell'antico conflitto che ora
mostra forme e volti inediti, il conflitto per il potere, il dominio sull'autonomia, sulla libertà delle donne. Una vera e propria strage delle innocenti che
trascina i destini dei minori e dei bambini. L'uguaglianza e la libertà delle donne come condizione di contrasto a ogni differenza e discriminazione
Diritti civili: Sì a una legge organica contro il femminicidio, sì a una legge saggia sulla fine vita, sì ai diritti e doveri per coppie di fatto omosessuali, sì al miglioramento della legge contro l'omofobia, sì alla piena applicazione della 194, sì a un nuovo testo per la fecondazione assistita, sì alla cittadinanza, si a estensione di tutele per le donne in
maternità. Sì a una battaglia contro ogni discriminazione
Diritti civili: il Parlamento ha approvato un fondamentale provvedimento di legge volto a
contrastare le violenza contro le donne e si è avviato alla Camera il percorso che condurrà
a una legge contro l’omofobia e la transfobia. Passi importanti, ma non sufficienti
Nulla
Politiche sociali:  Vi è poi la cronica incapacità di integrare le politiche (in particolare sociale e sanitario), poiché la domanda di servizi e prestazioni è vincolata al dominio dell'offerta dovuta da consorterie territoriali che privilegiano il rapporto fra pubblica amministrazione ed enti erogatori. Il combinato disposto è il “fai da te” del welfare fondato sul lavoro di cura delle donne madri, compagne, figlie o nuore o delle badanti. Vanno finanziati i fondi politiche sociali e non autosufficienza e vanno garantiti i livelli essenziali di assistenza sociali.

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